Pezzi di cronaca che diventano storie. Notti e giorni che si susseguono, mille personaggi che vanno e vengono, sparano o muoiono. È Mala Storie, edito da il Saggiatore, l’ultimo libro di Piero Colaprico, cronista di nera per vent’anni a La Repubblica.
Una selezione di venticinque anni di articoli per costruire un romanzo corale sulla città in nero e in giallo. La città è la Milano di ieri, quella con Turatello, Vallanzasca ed Epaminonda. Eppure si delinea, pagina dopo pagina, la Milano di oggi. Attraverso i racconti-cronaca, Colaprico tratteggia la fisionomia del bandito che cambia. Venticinque anni fa c’era il reciproco riconoscimento tra poliziotti e banditi. Le malefatte avevano un nome e cognome. Oggi non sempre. Oggi i crimini ci sono ancora, i delitti anche ma a commetterli sembrano più dei fantasmi che dei criminali patentati.
Sono pagine ricchissime quelle di Colaprico. C’è la “Banda del buco“, ci sono i migranti. C’è Eluana. Dal crimine organizzato, alla ‘ndrangheta, alle gang sudamericane, agli slavi ex guerriglieri, alle bande dei cinesi, ai baby killer, ai serial killer. Uno sguardo attento che afferra le fonti, ne coglie i pensieri, il non detto e racconta fatti, senza paternali. Nulla a che fare con gli «approfondimenti» televisivi che, spesso, altro non sono che una replica dei luoghi comuni, strillati e inquadrati in primo piano. Tangen
Colaprico incarna, insomma, un binomio vincente: è un cronista di nera, conosce gli ambienti della mala, ha raccontato Tangentopoli, ha bevuto caffè con poliziotti, boss e assistito a processi importanti. Ed è un narratore, abilissimo. Che quando inventa una storia ci mette altrettanta verità, spesso più di quella che può permettersi in un giornale. E il risultato è sorprendente, oltre che rivelatore.
Elisa Giacalone