Molti correntisti hanno un rapporto di fiducia tale con la propria banca che non impiegano il proprio tempo a rileggere i contratti stipulati, anche per via della complessità dei documenti rilasciati, dei caratteri incredibilmente minuscoli, della difficoltà di interpretazione, della poca pratica con il linguaggio legale-bancario delle condizioni generali. Insomma, si fidano. Invece, il meccanismo di frode ai danni dei correntisti che gli istituti di credito sono soliti operare è tecnica ormai rodata. Tutto parte dalla necessità delle banche di rifilare ai propri clienti ogni genere di prodotto: polizze assicurative, derivati, azioni, obbligazioni,soprattutto all’apertura di un mutuo, un fido, un leasing. Ogni pretesto è buono per vendere prodotti bancari, contravvenendo allo spirito proprio degli istituti di credito che dovrebbe essere innanzitutto la raccolta del risparmio e l’erogazione del credito. Le cause avviate da molti imprenditori nei confronti degli istituti di credito sono in continuo aumento.
Nel 2012, al tribunale di Milano, sono state presentate 180 cause contro le banche, nel 2013 sono salite a 1.860 e il trend sembra aumentare ogni anno.
Si può fare causa? Sì. Secondo la giurisprudenza, tutti i costi dei servizi aggiuntivi imposti dalle banche ai clienti si sommano agli interessi praticati col mutuo, per esempio. Risultato: se il totale delle varie polizze, unite ai tassi corrispettivi o moratori, raggiunge la soglia dell’usura, si può andare dal giudice e chiedere di non pagare gli interessi. Ma state attenti e rivolgetevi a dei professionisti: c’è anche il business della difesa del cittadino da cui difendersi.