La Buona Scuola: la voce dei precari contro la riforma

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Stop al precariato nella scuola. È quanto annunciato dalle Linee guida de “La Buona Scuola di Matteo Renzi.

Un piano straordinario per assumere 150mila docenti, a partire da settembre 2015, e chiudere le Graduatorie ad Esaurimento (GAE). Dal 2016, si diventerà docenti di ruolo solo mediante concorso. Mai più liste d’attesa che durano decenni. Tra il 2016 e il 2019 altre 40mila assunzioni.

Letto così, sembrerebbe un piano assunzioni ragionevole che porrebbe fine ad anni di precariato e guarirebbe l’Italia dalla “supplentite”, neologismo coniato dal premier Matteo Renzi per definire la pratica delle supplenze che, negli anni, ha formato il precariato storico della scuola italiana.

E mentre Renzi invita alla serenità, affatto sereni sono  gli insegnanti che per anni hanno portato avanti la scuola pubblica e che hanno investito tempo e denaro rimpinguando le casse delle università per un’abilitazione, richiesta dal governo, a cui non seguirà, per il momento, alcuna stabilizzazione.

Per loro, l’unica possibilità resta il concorso, aperto a tutti, anche a chi non ha un’abilitazione specifica e, in alcuni casi, nemmeno un giorno di insegnamento. Tradotto in soldoni: migliaia di docenti, con anni di servizio alle spalle, da settembre 2015, rischiano di perdere il lavoro.

Tra proclami, consultazioni e incontri per affinare il decreto, in dirittura di arrivo a fine febbraio, si consumano le contestazioni tra gli addetti ai lavori. Rivendicazioni confermate dalla recente sentenza della Corte di giustizia europea che il 26 novembre 2014 ha condannato l’Italia per l’eccesso di incarichi a tempo determinato.

Secondo la Corte europea, dopo 36 mesi, un docente dev’essere assunto. Pertanto il sistema italiano risulta illegittimo. La parola passa dunque ai tribunali nazionali. Tanti i ricorsi che rischiano di mettere in ginocchio lo Stato. Difficile stabilire con esattezza il numero dei docenti potenzialmente interessati dalla sentenza: si parla di circa 250mila precari da stabilizzare, distribuiti nelle varie graduatorie di istituto.

In attesa dell’esito dei ricorsi e della messa a punto della riforma da parte del governo, il piano assunzioni di Renzi programmato per settembre non pare dunque soddisfare il reale fabbisogno della scuola che dovrà ricorrere ancora una volta ai supplenti. Si profila così un nuovo anno scolastico, quello 2015/16, non meno tempestoso di quelli passati.

Elisa Giacalone