Incontro con Luca De Biase, al Salone del libro di Torino, per la presentazione del suo libro Homo pluralis. Esseri umani nell’era tecnologica (Codice edizioni, 2015).
L’autore è alla ricerca di quel delicato equilibrio che regola il rapporto tra l’essere umano e la tecnologia di cui si serve. Con lui, Juan Carlos De Martin.
Mercati finanziari automatizzati, relazioni umane governate dai like, piattaforme che impongono i loro algoritmi: l’evoluzione digitale impone un ripensamento radicale dei modelli culturali.
Luca De Biase, giornalista e scrittore, è nato a Verona nel 1956. Si interessa di innovazione tecnologica e collabora con “La Stampa”, “L’Espresso”, “Il Sole 24 Ore” e “Il Corriere della Sera”.
Le 200 pagine del volume, edito da Codice, spaziano dalle neuroscienze all’economia cognitiva, dalla teoria dell’informazione alla prassi della propaganda. La rete, afferma De Biase, è una “narrazione”. Anzi, più precisamente, “Internet è la sua stessa metafora”. Non solo cavi, infrastrutture, dati, piattaforme, utenti: la rete “è la visione di chi la interpreta”. E ciascuna di queste visioni comporta diversi limiti e possibilità per la capacità stessa di pensare il rapporto tra uomo e tecnologia, e dunque il nostro futuro.
Non siamo costretti ad arrenderci, scrive Luca De Biase al “clima di omogeneizzazione culturale” in cui siamo immersi. Come afferma anche Hitchens in ‘On Free Speech‘: “Non rifugiatevi nel falso senso di sicurezza del consenso, nella sensazione che qualunque cosa pensiamo sia destinata a essere accettabile perché siete al sicuro nella maggioranza morale”.