Giuseppe Pontiggia ricordato da una sua alunna

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Giuseppe Pontiggia lascia il lavoro in banca per dedicarsi ai corsi di scrittura creativa (di cui fu precursore in Italia, avviandoli con Raffaele Crovi al Teatro Verdi di Milano) e all’insegnamento della Letteratura in alcune scuole serali. Alla serata dedicata alla sua memoria hanno partecipato anche suoi studenti. «Pontiggia non entrava in classeracconta Roberta Meronilui entrava in scena. Io ne provavo una profonda soggezione, anche quando lo incontravo per i corridoi. Erano gli anni Settanta, gli anni delle lotte sociali e delle grandi riforme e nei luoghi di lavoro le discussioni politiche erano molto accese e il dibattito spesso proseguiva in classe. Il Professor Pontiggia ci ascoltava in silenzio per un po’, poi si alzava, si metteva davanti alla cattedra e con pacatezza ed equilibrio riportava la classe alla tranquillità. Ci catturavaogni sua parola era soppesata, non si ripeteva mai, la sua era una ricerca costante». Giuseppe Pontiggia riassaporò con gli studenti l’Ulisse di James Joyce in lingua originale. Da Svevo a Cecco Angiolieri, presentava gli autori con un linguaggio essenziale. «Non disdegnava – racconta Roberta – paragoni che ci affascinavano: le parole, i versi, ci diceva, erano da assaporare, da annusare e, come con un buon bicchiere di barolo, bisognava cercarne le sfumature, il profumo e il sapore». Cosa non tollerava il professore? «Non sopportava la superficialità – afferma – lì diventava implacabile».