Fernanda Pivano e la beat generation al Piccolo Teatro

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Tornare a Nanda. Questo l’obiettivo che Giulio Casale si pone nel portare in giro per l’Italia il suo spettacolo. La canzone di Nanda torna, a gran richiesta, al Teatro Strehler di Milano, dopo il successo travolgente dei mesi scorsi.

Lo spettacolo ripercorre le tappe di un’avventura lunga quasi un secolo, attraverso i Diari 1917-1973 (opera pubblicata da Bompiani) e i racconti originali che Fernanda Pivano ha fatto a Casale negli anni della loro frequentazione. Immagini inedite e momenti musicali attraversano le tappe più importanti della letteratura americana, da Hemingway ai giorni nostri, soffermandosi sulla beat generation.

Non è in alcun modo un omaggio postumo, Fernanda Pivano ha invece discusso con Casale di priorità e direzioni possibili e avrebbe dovuto essere presente in sala. Casale parla di lei al presente. Sempre. “Nanda dice…” è il ritornello che accompagna, infatti, tutto lo spettacolo.

Fernanda Pivano sfugge a ogni definizione, è traduttrice, scrittrice, saggista, critica musicale e soprattutto ‘pacifista‘. “È come se Fernanda Pivano – afferma Giulio Casale – ci avesse ogni volta cantato una canzone. Il titolo? Pacifica rivolta“. Ed è la lezione di libertà, di pacifica rivolta appunto, è la passione per la letteratura che è vita, non meno della vita stessa, a riempire il palco del Piccolo Teatro e a decretare ancora una volta il successo di Giulio Casale.

Ex leader degli Extra, rock band con la quale s’impone al pubblico, nel corso degli anni Novanta, grazie a cinque album (Warner Music) e a centinaia di concerti, Giulio Casale esprime al massimo sul palco le sue doti istrioniche. Teatro canzone e poesia si fondono in perfetta armonia. Casale interpreta, canta, racconta, suona la chitarra. Si dà alla scena anima e corpo, ricordando l’amica – nonché una delle più grandi figure della scena culturale italiana – con cui ha condiviso ideali, sogni e speranze allo scopo di ‘ripartire da Lei’.

Elisa Giacalone