Caveman, l’atavica differenza uomo donna. Un successo senza tempo, né confini

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Da Homo Erectus a Homo Sapiens ad Homo Stronzius. È la naturale evoluzione storica del maschio contemporaneo. La racconta, con la sua effervescente verve e una strizzatina d’occhio tanto alle donzelle quanto ai gentleman, Maurizio Colombi, attraverso Caveman, lo spettacolo più longevo nella storia di Broadway.

Torna così, dopo il sold out dei precedenti appuntamenti, al teatro Derby di Milano, con la regia di Teo Teocoli, il monologo dell’uomo delle caverne, vincendo un’altra sfida, la finale di Champions League. Presenti in teatro non pochi uomini che hanno preferito una serata spiritosa al binomio partita/divano. Uomini divertiti che hanno riso delle proprie pecche e di quelle delle proprie donne.

Una sequenza esilarante di dinamiche di coppia, esempi quotidiani di fraintendimenti, equivoci e incomprensioni. Situazioni così comuni da sembrare banali. Eppure ci si riconosce nella tragicomica attualità dei rapporti tra lui e lei.

Caveman è uno sguardo preistorico, in chiave ironica, sul conflitto tra i due sessi. Le ataviche differenze tra uomo e donna si colgono fin dalle origini con la divisione dei compiti: gli uomini erano cacciatori, le donne raccoglitrici. La donna primitiva, aggirandosi nei boschi in cerca di radici e bacche mangerecce, osserva, svolge più mansioni contemporaneamente, crea collegamenti tra gli eventi che le permettono di prevedere il ciclo delle stagioni, sviluppa il dialogo. L’uomo delle caverne, cacciatore, sviluppa invece il senso pratico, l’azione. Il dialogo è inutile quando si caccia. Per l’uomo delle caverne l’attenzione è concentrata sullo scopo da raggiungere. Un’unica azione. Gli è impossibile ragionare su più fatti simultaneamente. Neanche se volesse, riuscirebbe. Si ride, ci si riconosce, si applaude.

Lo spettacolo originale, scritto da Rob Becker, è stato portato sul palco per la prima volta il 26 marzo 1995 allo Helen Hayes Theater di New York, diventando, dopo 2 anni e 702 performance, il monologo di più lunga durata nella storia di Broadway. Dopo 15 anni è ancora uno degli spettacoli più visti al mondo. Un successo senza tempo, né confini.

Elisa Giacalone