Una vita all’altezza del suo alter ego letterario – Lazzaro Santandrea – quella di Andrea Pinketts. Dissacrante come pochi e di una bizzarria esplosiva, a volte incontenibile, che si perdona solo ai geni.
È l’uomo dalle mille vite, Pinketts: scrittore, opinionista, giornalista investigativo, fotomodello, maestro di arti marziali, copywriter, pugile. Lo abbiamo incontrato nell’ambito del Milano International Film Festival, in quanto membro di giuria, per l’assegnazione del Cavallo di Leonardo al miglior cortometraggio italiano.
Giudice dalle idee chiarissime. Prima della serata di premiazione, ci rivela infatti, senza mezzi termini, il suo cortometraggio preferito, Ice Scream, che otterrà poi uno strepitoso riconoscimento critico, oltre che popolare.
Dicevamo una vita animata. Studi irregolari i suoi, espulso dal liceo linguistico per avere massacrato il preside. A 17 anni, rimasto chiuso all’interno di un cinema, demolisce il portone a colpi di mannaia. Dopo dodici giorni di servizio militare, evade dalla caserma dei granatieri di Orvieto e, per evitare spiacevoli conseguenze, si finge psicopatico. Un fiume in piena che non le manda a dire.
Tratti biografici a parte, Andrea Pinketts è uno scrittore, un autore come pochi, che racconta le stravaganze della vita con un’autenticità disarmante. Un appassionato di sigari, tanto che ne fuma uno persino durante l’intervista. Una predilezione per la letteratura e la scrittura che si rintraccia in tutti i suoi libri e di cui non può più fare a meno, suo malgrado.
“Secondo me – afferma – la scrittura è qualcosa che ti appartiene per diritto di nascita, come la pittura, la scultura, o qualsiasi altra forma d’arte. Sei destinato, predestinato, condannato a praticarla. Ragion per cui quando giunge il momento decisivo per misurarsi col mondo delle parole, inevitabilmente finisci per diventarne a tua volta preda. O predatore“.
Elisa Giacalone
(intervista rilasciata al MIFF AWARDS 2010)